Il gruppo di ricercatori coordinato dalla Prof.ssa Alessandra Rampazzo del Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova, è riuscito a scoprire un nuovo gene coinvolto nella cardiomiopatia aritmogena, il gene che porta alla produzione della proteina “zonula occludens-1”.
Lo stesso gruppo di ricerca nel corso degli ultimi 15 anni aveva già identificato altri 6 geni associati alla cardiomiopatia aritmogena.
La cardiomiopatia aritmogena è una malattia ereditaria che interessa 1 persona ogni 5000. Nelle persone che portano specifici difetti genetici, le cellule del muscolo cardiaco muoiono progressivamente e vengono gradualmente sostituite da tessuto fibroso e adiposo; questo processo favorisce lo sviluppo di aritmie cardiache, quali tachicardia e fibrillazione ventricolare. Purtroppo, nel 40% dei casi non viene identificata alcuna alterazione nei geni finora noti.
La scoperta del nuovo gene è stata fatta partendo da una famiglia affetta da cardiomiopatia aritmogena, in cui si era manifestato un caso di morte improvvisa giovanile. Escluse tutte le cause genetiche fino ad ora note, nel laboratorio diretto dalla Prof.ssa Rampazzo la dottoressa Marzia De Bortoli e le colleghe Giulia Poloni e Martina Calore hanno sequenziato tutte le regioni codificanti del genoma in un soggetto malato della famiglia e, partendo da oltre 10.000 varianti genetiche rare, sono arrivate ad identificare il gene responsabile della malattia in questa famiglia.
La conferma del risultato è arrivata con il riscontro di una seconda mutazione trovata in un individuo appartenente ad un’altra famiglia, ma affetto dalla stessa patologia e di altre 2 mutazioni in due soggetti olandesi, diagnosticati e studiati nell’Academic Medical Center di Amsterdam.
Questo gene codifica per la proteina “Zonula occludens-1”, che ha un ruolo molto importante per la formazione di giunzioni comunicanti, giunzioni che permettono il passaggio di piccoli ioni tra cellule cardiache vicine e quindi la trasmissione dell’impulso. Le giunzioni comunicanti, insieme alle giunzioni meccaniche come desmosomi e area composita, formano il disco intercalare, una struttura di adesione tra cellule cardiache.
Questa scoperta rappresenta un altro passo avanti per l’identificazione di nuovi geni e per capire i meccanismi che portano allo sviluppo della malattia, ma anche ricadute importanti nelle famiglie con ricorrenza di casi di cardiomiopatia aritmogena. Infatti è possibile per i pazienti o per i loro famigliari sottoporsi a una valutazione clinica e quindi a un’analisi genetica mirata che può portare alla diagnosi precisa e suggerire come prevenire altre aritmie, oppure può escludere la presenza dell’alterazione genetica identificata negli altri familiari.
Il lavoro scientifico è stato pubblicato da Circulation: genomic and precision medicine, una rivista ufficiale dell’American Heart Association. Lo studio vede la collaborazione di studiosi del Dipartimento di Biologia, del Dipartimento di Scienze Cardiologiche, Toraciche e Vascolari con la Professoressa Barbara Bauce, Cristina Basso, Domenico Corrado, Luciano Daliento, Gaetano Thiene, del Dipartimento di Scienze Biomediche con il Professor Silvio Tosatto e la collaborazione di studiosi dell’Academic Medical Center di Amsterdam coordinati dal Prof. Peter van Tintelen,
Le ricerche sono state possibili grazie ai finanziamenti dell’Università di Padova nell’ambito del Progetto strategico “Translation in Arrhythmogenic Cardiomyopathy: from pathobiology to molecular medicine and prevention” e al progetto di Ricerca sanitaria finalizzata della Regione Veneto.